Il canovaccio dei
Crazywater continua ad essere libero dai connettivi casuali della provincia texana, quelli consequenziali del rock che si poggia a blocchi elettrici sufficientemente rodati nell’omonimo debutto. Affascina lo slancio di
Bootlegger's Son, alimenta
American Rust quel tanto da concedere spazio alla maturazione dei Crazywater.
Traslano in mobile continuità di senso, il valore scenografico-decorativo texano, in
Rust e Crystal c’è una genuina fragranza segnica, perfettamente attinente alla docilità interiore tratteggiata in
Highways & Broken Dreams e in
Nineteen, non ci sono percorsi narrativi di tipo tradizionale e i tempi sono piuttosto quelli, discontinui, della riflessione attraverso la ballata rock. Intrigante il paesaggio aspro delineato in
Divided States e
$1000, che neppure un cielo azzurro texano riesce ad addolcire, brillano le deliziose e alcoliche disamine di
Just The Whiskey Talkin e
Sweet Red Wine come ‘statuto poetico’ in American Rust, consiste nel registare la disarmonia dell'uomo e del suo ambiente in una forma piena e armoniosa.
Qualche divagazione ‘radio-friendly’ di tutto rispetto in
Pretend, qualche volo pindarico alle chitarre nella conclusiva
Tin Foil Blues fanno apparire i Crazywater sempre più convinti della posizione che si sono scelti nel mercato texano. American Rust, un disco che sprizza vitalità da tutti i pori.