Il frontman/chitarrista
Reed Turchi concentra l’azione sempre tra il Mississippi e gli ambienti chiusi surriscaldati alla slide&cigar box guitar, ma in
Can't Bury Your Past si aprono porte verso nuovi ambienti, tra gli scuri peregrinaggi alle corde di
Take Me Back Home,
Burning in Your Eyes e
(We Could Still Be) Each Other's Alibi si infilano il sax di Art Edmaiston e le tastiere di Anthony Farrell dei JJ Grey and Mofro (“
We've been pushing to get it a little swampier and murkier and groovier” dice Turchi).
Nulla da dire, la finezza con la quale Turchi fa emergere emozioni e l’abilità con cui prepara l’irruzione improvvisa del quoziente ‘sax’ nel meccanismo oliato dalla chitarra in
Can't Bury Your Past è degna d’attenzione, il delta del Mississippi cattura con la gravità di
Sawzall, marcate deambulazioni notturne in
Lightning Skies e
Your Ex, He's Next camminano senza meta in
Brother's Blood e per strade malinconiche in
Bring On Fire, Bring On Rain ma senza perdere una propria riconoscibilità.
Chiudono
450 Miles e le schegge improvvise di
Big Mama's Door (“
A friend gave us the studio's number they use in Nashville. We had two days off during a tour and 'Let's go over, do a couple of songs and see what happens.'”), entrambe capaci di restare impresse perché Can't Bury Your Past brucia a lungo secondo la logica e l’apertura mentale di Turchi che non la schiaccia al rigore del blues.