Fisica, Religione, Filosofia e Country, all’82enne nonno Dood Fraley introdurre
Turtles All the Way Down, luogo della rottura degli equilibri, un'arena in cui i contrasti non si fronteggiano per appianarsi, ma collidono per rafforzarsi vicendevolmente. Al songwriter del Kentucky
Sturgill Simpson piace molto leggere, utilizza lo sfondo largo del libro
‘The Spirit Molecule’ del dottor Rick Strassman, come una tela bianca per fissare in primo piano Gesù, mitologia, Bibbia e droghe quando canta
“Marijuana, LSD, psilocybin, DMT, they all changed the way I see / But love’s the only thing that’s ever saved my life.”
L’amore, appunto, per il country anni ’70, classiche reminiscenze dei fuorilegge di
Waylon Jennings e
Merle Haggard certo, ma, di reinvenzione, di reazione anche, (
“I think that there is a lot of room in country music for progression and sonic oscillation which is what I wanted to explore”, spiega Simpson) che innova recuperando l’enorme patrimonio texano, rielabolandolo e dissimulandolo nella ruspante
Life of Sin e in un’accoppiata splendida:
Living The Dream, dove la telecaster si allunga su spazi e tempi del country senza coordinate e senza punti di riferimento mentre l’azione arriva ad incunearsi nel territorio della malinconia in
Voices, e allora acquistano entrambe un’umanità e uno spessore.
La telecaster torna a caricare
Metamodern Sounds In Country Music, non sempre come un bisonte ma rilancia in
Long White Line, ricarica, smuove e fa saltellare, tesse i fili del racconto in un ipotetico viaggio a contatto con la strada, infarcendolo con un brillante lavoro alle corde di Laur Joamets in un accumulo che rappresenta già un effetto di senso per la scelta della cover di Charlie Moore e Bill Napier, la seconda è quando trasforma un vecchio single fine anni ’80 in una brillante country ballad,
The Promise (
“I’ve always thought that the lyrics to ‘The Promise’ were really beautiful; the way we play the song now, a lot of people don’t even recognise it.”)
Nel finale in un paio di minuti, il centro della spirituale
A Little Light Within e il decentramento riflessivo di
Just Let Go per lasciare spazio alla stridente bellezza della slide guitar di
It Ain't All Flowers, 7 minuti a smarginare il perimetro di Metamodern Sounds In Country Music, oscillando tra il dentro e fuori, a rivelarne la malinconica dolcezza e d'altra parte, in quegli interstizi, prende spazio, quasi fosse un liquido infiltrante, l'orizzonte di Sturgill Simpson.