“
I’ve always been a fan of the music in Louisiana” spiega
Adam Carroll, lo canta in
Bernadine, un immediata immersione in un mondo offerto come vortice di suoni in cui saltare insieme a fisarmonica e un’ambrata sezione fiati, mentre un set di chitarre acustiche ed elettriche aprono ad un denso songwriting territori alla fin fine, familiari: “
I’m calling this new album ‘Let it Choose You’ in honor of a conversation I had with a friend of mine who said ‘Songs Choose Us… make yourself willing to receive them’. This record is really a continuation of that idea, I can only hope that one of them will choose you.”
Insieme a
Lloyd Maines sposta il suo sguardo dalla Louisiana al Texas per concentrarsi su ciò che avviene dietro – o meglio, sotto – il cuore di
Let it Choose You, con una serie di dolci ballate,
Raining,
Rough Side e
Good Behavior, dovute ad un sovrapporsi di pensieri, punti di vista, versioni opposte, deviazioni (
“These songs are about hard knocks, new love, coon asses, gamblers, south Texas shrimpers and Canadian folk singers”) e richiedono un ascolto tutt’altro che superficiale e sbrigativo per essere apprezzate appieno.
Texano fino al midollo, voce, fisarmonica e chitarra avvolgono le splendide
Tears in my Gumbo e
Lil Runaway, consentono ad Adam Carroll di vedere il mondo con occhi poetici, in modo anche distorto, bizzarro, ed elettrificando la brillante
Spoken For arriva persino a rubarne i riflettori. La pedal steel dosa spicchi di country, tra l’honky tonk in
Old Child Country Star e la malinconia di
Wrote It For You, ballate dai due volti, un po’ come uno di quei soprabiti doublé face che si possono infilare dalle due parti, con la tela quando piove e con la lana quando fa freddo, ma non ne puoi (vuoi) fare a meno, come alla bellezza di
Household Name, all’armonica che spinge il ritmo di
Rigged Game, e nella conclusiva
Rough Side Accordian.
Adam Carroll dimostra di avere una concezione dinamica della Texas music, flusso ininterrotto a cui Let it Choose You si àncora con un’azione che ha un inizio ed una fine, senza mai perderne la dimensione concreta.