Settimo disco in studio e 15 anni di carriera,
Roger Clyne non ha esaurito le energie primarie dei
Peacemakers, continua ad andare controcorrente,
The Independent è ancora un disco ‘anti-major label’, c’è energia, il batticuore per il rock lascia un senso di pienezza nonostante i giochi sono chiari e fatti per la storica band dell’Arizona (il chitarrista Jim Dalton, il bassista Nick Scropos, la batteria a P.H. Naffah), ma è anche grazie all’aria messicana che The Independent deflagra.
“
The Independent is a double entendre,” spiega Clyne. “
It represents the solo sojourner, but it also frames the idea of moving forward as a collective group in the name of independence” un tripudio virtuoso di chitarre, di essenze mariachi in sottofondo e tanta sostanza tra
Ain't Got the Words for This,
Stick It to the Man e
Once I Was a Thief. L’armonica dà la scossa alla deliziosa
¡Geronimo!, Roger Clyne rappresenta un corpo felicemente estraneo nel panorama odierno, rivendica la propria identità con The Independent e non smette mai di chiedersi quale sia la direzione in
Love Knows How e
5 x 5.
La strada del rock di
California Breakdown e
Right Where We Want 'Em appare magicamente sempre fresca come un garofano appena colto e la strumentale chiusura di
The Independent è lì ad evocare un immaginario della tradizione western che Roger Clyne & the Peacemakers non vogliono mollare: a quei fuorilegge dalla pistola facile in una natura che può essere protettrice od ostile, come un ‘trapper’ solitario verso un villaggio fantasma dove
‘The Independent meets John Ford!’