Ray Bonneville ha i piedi ben appoggiati sulla terra e gli occhi non guardano al di sopra delle nuvole ma si rivolgono senza esitazione ad altezza d’uomo, all’esistenza delle persone che devono fare i conti con i limiti e gli ostacoli quotidiani alla loro realizzazione, costi quel che costi: “
I like the criminals and the lost people,” spiega. “
That’s why I love Flannery O’Connor and those kind of writers. ’Cause I’m lost myself.”
Nelle dieci canzoni di
Easy Gone i segni del malessere economico si fanno sempre più palpabili, la disoccupazione cresce, i cantieri sono ormai in disarmo, le nuove generazioni faticano a sostenere i costi della crisi, Ray Bonneville inizia ad incastonare un blues elettro-acustico su sfondi opachi del mississippi, col 'truck-driver' di
Who Do Call The Shots inizia a porsi domande esistenziali, l’armonica avvolge
Shake Off Them Blues, Ray Bonneville canta a cuore aperto, spirito errante tra la giovinezza (in un’altra intensa ballata,
Where Has My Easy Gone) e la strada misteriosa di
Mile Marker 41.
Come un viaggio in macchina verso il lungo corridoio dell’amore nella torbida e splendida
Love Is Wicked, percorso con la malinconia dell’armonica e della slide guitar, due strade parallele che si incontrano all'ombra di Hank Williams (
So Lonely I Could Cry) e
When I Get To New York (“
I love New York. Whenever I go there I feel like something could happen around any corner,” dice Bonneville. “
And as I write in the lyrics, it’s like a Fellini town”) e in un altra perla,
Lone Freighter’s Wail che inizialmente era intitolata
Childers Creek, in riferimento all’amico songwriter
Bob Childers.
Il piano in
South Little One smussa gli spigoli, rendendo il fondale di Easy Gone più temperato, utile a penetrare nell’acustica chiusura di
Two Bends In The Road le fragilità del cuore, per sentire nel proprio corpo (più che estrarre nella mente) le coniugazioni del desiderio così come vengono descritte in una delicata relazione, gettandosi nello stesso gorgo passionale in cui precipitano i suoi personaggi. Ogni cosa in Easy Gone rotea con un piacere estremo, Ray Bonneville può tornarsene fiero in Arkansas. “
I like that state,” spiega. “
I can’t say I agree with everybody’s politics. But more importantly was that river. You could fish in it year round.”