Cody Johnson guarda attraverso il suo personale spioncino, un bel mirino country/rock, sul mondo dei cowboys capaci di alzare polvere con honky tonks selvaggi e di far cadere lacrime nelle ballate d’amore. La storia e l’ideologia di una nazione cresciuta con gli scheletri nell’armadio fatta di figure borderline è dalla parte del cowboy, le mutazioni della telecaster iniziano in
Dance Her Home, entrano negli strati di
Cowboy Like Me insieme all’amore, si rivela improvviso e occupa l’intera scena, ma con vigore in
Me And My Kind, spostando il baricentro verso l’elettrico.
Si dissimula perfettamente nelle forme nette di
Lucky, si coagulano prima nel banjo e poi nel violino di
Proud creando uno spessore a
Cowboy Like Me, brulicano in
Bottle It Up in un vagabondaggio alcolico a rompere la simmetria di un mondo che si vorrebbe costruire a somiglianza del quadrante di un orologio.
Un carico di energia trattenuta in
Baby's Blue,
Cody Johnson non perde il controllo della sua creatura, non dimentica la specificità delle tradizioni del country ma, anzi, le coltiva nella ballatona di
Cowboy Like Me dove i cowboys lottano con i loro sogni e una donna che amano, o nel racconto di redenzione di
Holes. Gioca sul filo che unisce il rock alla riflessione, un filo sottile ma tutto tiene nella rutilante
Hurtin' perché tutti possono avere una brutta giornata,
Cody Johnson ostinatamente resta a confrontarsi con la libertà del cielo texano, non è un eroe western in
Give A Cowboy A Kiss ma non decelera,
I Wouldn't Go There If I Were You e
Never Go Home Again.
Non cessa mai di interrogare la telecaster e
Cowboy Like Me si esalta proprio nella nettezza di quei contorni.