I seri problemi alla schiena di
Henry Garza caduto lo scorso anno dal palco a Los Angeles non potevano che condizionare i
Los Lonely Boys. Come un tessuto,
Revelation ha un dritto e un rovescio, inseparabili tra loro come i fratelli texani (Jojo e Ringo a chiudere il terzetto) “
We like to try to better ourselves every single day, whether it's in the music, our family our ourselves. We're at least trying to move in a different direction. So with the title Revelation, it's in that respect, as well as the way music is revealed to us — lyrics, melodies, rhythms.”
Revelation rovescia di continuo e sceglie un lato melodico diverso, la fisarmonica e il messico da apripista al rock di
Blame It On Love, che con più potenza i
Los Lonely Boys mostrano nella bellezza di
Give a Little More prima di esibire un intreccio di significati tra l’acustica
It's Just My Heart Talkin', al refrain beatlesiano di
There's Always Tomorrow.
L’aiuto di
Radney Foster per i testi a scongiurare un blocco temporaneo, dopodichè Jojo è tornato subito a spiccare il volo e andare diritto per la sua strada, indovinata la scelta della sezione fiati per la deliziosa
So Sensual come quella di trovare in uno spiacevole incidente lo spunto di solidarietà fraterna in
Familia e nel messaggio di incoraggiamento di
Dream Away oltre alla citata
Give a Little More dove si canta “
If your brother falls down / You've got to lend a helping hand”. Ma
Revelation, funziona, inutile girarci intorno.
La coralità del blues si declina sulla prospettiva dei fratelli Garza in
Don't Walk Away e
Can't Slow Down, ben calibrato e ritmato in
Dream Away,
Everything About You e
The Greatest Ever, si contorce su se stesso solo nella granitica
Rule the World. Trascinante, ma nel senso di fluido, denso, vischioso. Perché anche a mezzo servizio i
Los Lonely Boys abitano
Revelation semplicemente continuando a ‘essere vivi’ al suo interno.