TRAVIS O'NEILL AND HIS CARDINAL SINS (Volume 1)
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  Recensione del  23/03/2014
    

Da una fattoria irlandese arriva Travis O’Neill, stanco di guardare il mondo dall’esterno, decide ad un certo punto di entrarvi, e per ‘farsi ‘carne’ si aggrappa ad una serie di ballate tristi, la chiamano ‘dark americana’ un’espressione che si spegne proprio perché c’è troppo chiarore attorno alla voce di Travis O’Neill e si riaccende ogni volta che i Cardinal Sins (messi insieme dai resti di una rock band di Praga) gonfiano un Ep, Volume I che forse diventarà il vero d’esordio, o semplicemente seguirà un Volume II.
Ombre, leggeri elementi folk&country entrano in circolo in un rock lasciato sempre tiepido, da Strange Ocean a Queen O'Dreams, il violino entra a deformarne la fulgida limpidezza delle melodie. Stile asciutto per Travis O’Neill And His Cardinal Sins, modellato su un incedere placido delle chitarre sulle quali traspare, in Angry Man e Live Like a Dead Man, che Volume I sa usare una semplice mezz’ora, sa darsi uno stile, quello in cui Travis O’Neill conta per darci una visione del mondo.
Il Banjo e il violino di Mr O'Neill vs Mr Jesus non danno colore a storie calate in un clima di continui rimandi al passato, il passato montato in Raven Heart secondo una temporalità invertita dell’amore. Chissà, un’armonia destinata a ritorcersi e a ripiegarsi sul Volume II?