MOLLY GENE ONE WHOAMAN BAND (Live)
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  Recensione del  22/03/2014
    

L'ho conosciuta ad Austin, Tx, e mi ha rubato il cuore. Boots per spingere sulle percussioni, slide guitar e armonica tra le labbra, Molly Dyer è una a one-woman-band del Missouri “I was born in a town called Warrensburg, and I grew up on a farm about ten miles north from there. I've spent a lot of time in the Florida Keys, where I hope to move after completing my degree in Interior Design because I would like to design Hospitals. Hospitals suck and are unpleasant”.
Molly Gene One Whoaman Band mette in discussione limiti e recinti del quotidiano, lo fa attraversando i confini del Mississippi con un blues sporco e rancoroso, esplora in Live altri modi di rappresentare il mondo di Folk, Blues and Booze, 2011 e Hillbilly Love, l‘esordio del 2010. Appiccica l’armonica a Country Lover e Reformation, si concede alla lungaggine della slide guitar in Ain't Goin Home tramutandola in pura forza cinetica, una frenesia senza soste in Black Mattie, Bumble Bee e I Need Me A Man, cattura la realtà con i giochi luministici all’armonica nella dolce ballata di Kings And Queens e poi li trasforma in quadri cristallizati nell’immobilità del delta blues in Over The Edge e My .22.
Travalica l’effetto fosco della slide guitar grazie ad una continua inventiva formale che permette a Live di evitare il rischio di saturazione. Non molla la presa Molly Gene One Whoaman Band, nervosa in Kiss Me Quick e incazzata in Mr. Con Man, prima di chiudere 50 minuti di fuoco con la finta flemma dell’adorabile Stickshift. “I listen to many different genres of music, but the Delta Blues is the real music, in my opinion, the music with the most emotion”. Brava ragazza, bella e talentuosa, si alimenta nell’oscurità del Mississippi e trova la luce.