Gli piace raccontare storie, le ‘back roads’ texane e le alcoliche e spensierate serate in periferia latitano,
Dylan Stewart preferisce la vita vera, ha scoperto che la realtà ha sempre bisogno di un’interpretazione, con brevi spostamenti in note come per la scura bellezza di
The Deed.
Dylan Stewart And The Johnny Strangers registrato con
Mike McClure mischia rock e radici texane, la pedal steel fa da raccordo tra lo spazio fisico e l’intima natura dei personaggi che si scambiano nelle pregevoli ballate di
Old Crow #2 e
Just a Train dove le giornate non vanno sempre nel verso desiderato “
The light at the end of the tunnel my friend, is probably just a train…”
Tra tragedie e business,
Dylan Stewart muove figure capaci di vita propria in
Tennessee Wind e la brillante
Mudcreek Blues, ridà attraverso l’uso dell’hammond e della slide guitar la dimensione ‘morale’ del paesaggio in cui è immerso
Dylan Stewart And The Johnny Strangers, immagini rock semplici ma oneste in
Love Song Radio ma che spingono
The Ballad of John Miles, la storia di un giovane soldato che stringe un patto con la brutale realtà della guerra. Nella desolazione del paesaggio corrisponde l’esplodere delle passioni, deliziose l’armonica e mandolino di
Slow Burn come il violino di
Rollin Thunder, al piano raffreddare
Turn Your Light qua e là da un evidente sforzo di coagulare elementi diversi, ma segnata anche da molti alti.
Di lusso
River of Red, dove
Dylan Stewart non si accontenta di girare attorno ai valori della tradizione texana come falene attorno ad un lume, il ragazzo ha talento e chiude con la sferzata di
South of Loco, di grande respiro, solenne e colorita dalle chitarre. A mettere criticamente in gioco il mondo che gravita intorno a
Dylan Stewart And The Johnny Strangers e lo legittimano riuscendo a mescolare critica sociale alla pulsionalità più primitiva del rock.