Ombre, morte, incesti, assassini in soli 3o minuti, la voragine di
Exodus Of The Deemed Unrighteous è aperta, la lava di un blues allucinato e sporco che affonda nel Delta Mississippi può scorrere dal vulcano psicoanalitico del texano
Lincoln Durham. Non si aggrappa a Jung e i riferimenti biblici evaporano nel gospel iniziale di
Ballad of a Prodigal Son,
Lincoln Durham trascina con sé nel baratro salvifico in cui perdersi e ritrovarsi (chitarre acustiche ed elettriche, cigar box, lap steel, piano, violino, banjo e quando si stanca di usare la gamba per le percussioni, arriva ad aiutarlo Rick Richards).
Sotterraneo e infuocato, la slide e la cigar box guitar sono geyser che soffiano in continuazione in
Exodus Of The Deemed Unrighteous, nella nervosa
Rise in the River, cunicoli che percorrono le tenebre di quell’inconscio che popola
Annie Departee e
Beautifully Sewn,
Violently Torn.
Lincoln Durham non abbassa la testa, scuote le spalle e corre in avanti, stringendo la chitarra tra le mani, il blues è ridondante e sovraesposto in
Stupid Man, ma dimostra di saper lavorare sugli stili, di non volersi accontentare del già sentito, di saper sconfinare nella sperimentazione pura in
Strike Us Down,
Mama e
Sinner, e poi fermarsi per lasciare al piano il comando nella ballata
Keep On Allie.
Sebbene
Lincoln Durham continui a giocare di sottrazione per rinchiudere il blues nel vortice della slide guitar, per lavorare sugli spazi e utilizzare il buio come strumento per descrivere
Exodus Of The Deemed Unrighteous, non teme di esibire il proprio virtuosismo formale, texano, in
Exodus Waltz, che si sviluppa con una spontaneità e insieme una consapevolezza che continua a sorprendere.