Il romanziere (nel suo caso, ne basta 1)
Dege Legg leader dei
Santeria e Black Bayou Construkt, tra le steppaglie della Louisiana, dove il realismo si alza verso l’opacità del cielo, si isola e abdica alla centralità di
Brother Dege, il grintoso chitarrista che nel 2010 ha reinventato la passione per il Mississippi con l’ottimo
Folk Songs of the American Longhair.
Il talento alla slide guitar molti lo hanno scoperto nell’ultimo film di
Quentin Tarantino,
Django Unchained, ma è al decimo disco,
How to Kill a Horse continua ad indugiare nelle ripetizioni e nelle fissità della slide guitar da
The Black Sea e
The Darker Side of Me, solca ritratti di morte e redenzione e in quel ‘crogiolo’
Brother Dege tenta di costruire un discorso sull’America che sfugge ad un incasellamento teorico.
Si propaga nelle sfumature di
How to Kill a Horse, una dialettica tra corpi e luoghi, sempre e comunque al presente, parole e musica in costante evoluzione, il blues è stratificato tra l'americana e un retrogusto di psicadelia, come lo è un territorio, l’America, abitato da millenni. Le tenebre calano e seducono in
Poor Momma Child,
Judgment Day e
O'Dark30 come una feroce escursione nel realismo sociale, a
Brother Dege la sociologia interessa ben poco e la psicologia ancora meno, conta la vita, (cosa arcana e stupenda, cantava
Leopardi nel
Coro dei Morti), solca The
River e
Wehyah, la risonante
Crazy Motherfucker e illumina il percorso negli 8 minuti di
Last Man Out of Babylon. La slide guitar ha una luce fredda, ma è pura aria, e basta respirarla per venirne contagiati.