Figlio del musicista bluegrass
Bob Lucas, Austin sceglie il rock, senza dubbio più centrale in
Stay Reckless, l’uso del tempo delle steel guitars è molto più fondante che in passato (esordio solista nel 2006, The Common Cold) segnato da vicissitudini personali (“
I wrote the majority of this record leading up to and in the aftermath of separating and divorcing my ex-wife”, dice Lucas. “
There’s a whole lot of sadness in the songs on Stay Reckless but alongside it, there’s also the glimmer of happiness to come.”)
Si lascia guidare da queste immagini e dalle emozioni che trasmettono, pastose in
Let Me In e
Alone in Memphis con la pedal steel ad addolcire
Four Wheels e
Rings, funziona la mistura country, americana e rock che
Austin Lucas usa per guardare i pieni e i vuoti e il dolore che passa da una separazione.
Ogni rosa ha le sue spine e anche
Stay Reckless ha le sue,
Small Town Heart e
Save It for Yourself pungono all’improvviso, ritmo e la capacità di sorpresa sono artifizi che vengono a galla, deliziosa
Different Shade of Red, quando calono nelle ballate
Gift and a Gamble e
Splinters non sono tirate per i capelli, vengono moltiplicati, stratificati, sfruttati al massimo delle loro potenzialità in
So Much More Than Lonely tanto da risultare evidenti più che altrove (la
Title-track). Alla fine
Austin Lucas ottiene risposte niente affatto banali, come le possono dare dei cantanti qualunque.