Corrono veloci le chitarre di Jeff Massey e Eric Saylors sulla striscia d’asfalto di un coriaceo blues-rock, rumorosa come un gigantesco tir che sfreccia verso il Double Door di Chicago, IL. Appuntamento per la
The Steepwater Band (“
We wanted to try and capture what our live show is like in a small club” dice Massey)
Live & Humble è disciolto, o verrebbe da dire, sparso, perso, espanso, negli ultimi due album di studio
Grace and Melody e
Clava, con qualche chicca (
Dance Me a Number da
Revelation Sunday, annata 2006), per un lavoro capillare nel senso che palesa un unico metodo, quello filtrato dalle chitarre.
Rompono il silenzio da
Remember The Taker, coprono l’intero
Live & Humble con fendenti che ristagnano sulle cose della vita, divorandole, illuminazioni improvvise in
Off The Rails che hanno cambiato il modo di immaginare il blues con il rock, sfocato e segnato dal tempo in
At The Fall Of The Day, sfondano le pareti nei 6 minuti di
Come On Down, vischiosa, paludosa, capace di mostrarsi nella sua tenace, inesorabile bellezza.
La
The Steepwater Band mostra un dominio reale e diffuso del palco, si muove con bravura tra
Dance Me A Number,
Meet Me In The Aftermath e
High And Humble, ora allentata, ora agile, ora attenta, a lasciar uno spazio più ampio al rock per poi assumere una prospettiva che non fa parte dei codici del blues nelle covers (
Boom Boom - How Many More Times), 16 minuti indiavolati di interminabili guizzi alle corde nel ricordo di
John Lee Hooker e dei
Led Zeppelin.
Un tuffo repentino in quello che è stato, la deliziosa
My Back Pocket, e tra (in)stabili e temporanee raccordi alla slide guitar che riempiono e svuotano il set di
All The Way To Nowhere e i 10 minuti della splendida
World Keeps Moving On Jeff Massey,
Live & Humble, sporco e vibrante, chiude il sipario. È Musica di una durata che infrange il tempo. Ai suoi margini sosta in un prolungato falso movimento la
The Steepwater Band.