CRIMSON HOUSE BLUES (Red Shack Rock)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  29/01/2014
    

Red Shack Rock si dipana attraverso i tempi dilatati del blues ma per i sudafricani della Crimson House Blues c’è spazio per un sottile gioco di strappi melodici, si destreggia con efficacia su diversi livelli, Riaan Smit indurisce la voce e spara via note come pallottole di metallo pesante in Calling To The Wild e poi le fa scontrare con l’armonica e il banjo in Magic Potion, The Jam e la deliziosa Don't Ask Why, “Red Shack Rock is a special baby, it is our first album that we wrote with the brothers we have in the band now. Along with that, we invited a whole bunch of our local muso friends to leave their mark on the music too. There is a ton of spirit and emotion all perfectly fitted together. As far as new content goes, Red Shack Rock features a couple of new instruments that we didn’t have on Smoke, Dust & Whiskey. There is a violin, a saxophone, actually, two different saxophones! Then there is a saw and an accordion even! The album sounds like a rock album, made with a whole bunch of, but limited to, acoustic instruments, if that makes sense.”
Atomi di blues uniti dal sax in Aphrodite e le ‘waitsiane’ Valley Below e Pindrop Circle, inconsapevoli, certo, ma sullo stesso vagone di Red Shack Rock, sempre in viaggio dentro a un tunnel di cui non si vede l’uscita. Ma le scosse di Jelly Roll e Alternative State Of Mind, la splendida slide guitar in Take Away My Blues per sincoparne il suono, assottigliarlo e imbrigliarlo con paranoide solennità nella splendida chiusura di Ashes On The Highway. Vibrazioni sonore che giungono al corpo attraverso oscillazioni aeree, attivando un effetto immediato nel sistema vasomotorio somatico, con conseguenti reazioni psicoaffettive. Per i duri di comprendonio, Red Shack Rock non è per tutti, attenti!