SEAN PINCHIN (Rust Bucket)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  29/01/2014
    

Sean Pinchin conosce la materia del blues, ben sminuzzata e attentamente macinata con un po’ di fanghiglia del Mississippi restituisce musica che stuzzica solo come il blues a volte sa fare. I movimenti alla corde della slide guitar si configurano in Rust Bucket a spirale, concentrici e disorientanti in Broke Down Automobile (“I’ve got an old guitar pickup duct-taped to the top of the National,” aggiunge Pinchin. “You’ve got this really gritty sound; my guitar is from 1934.”)
Emma-Lee la spalla vocale e un ospite speciale, Steve Strongman, alla chitarra e armonica mentre le progressioni nel Delta Mississippi di Boo Hoo spalleggiano la vita di tutti i giorni, i colori di Rust Bucket appaiono rabbuiati, ma l’opacità non è anonima e spersonalizzata ad ascoltare High Heel Shoes e la deliziosa I Wanna Stay In Bed, dove bisogna prendere le cose buone e dimenticare quelle cattive.
Dalla penombra si ergono Dirt Poor e Gotta Move, delle zone grigie in cui la verità e la menzogna non sono decise in anticipo, Sean Pinchin le avvicina senza ripensamenti nel finale, con leggerezza in Comin' Home, Can't Stop Falling In Love e una Confession Blues che possiede una notevole dose di elettricità trattenuta e poi liberata in Complete Fool. Rust Bucket e una strada che lo attraversa. Il blues.