Rock ‘n’ roll viscerale su un bel tappeto country, come due fasi dell’esistenza dei
Powder Mill, come obiettivo e catarsi per Jesse Charles Hammock II e il Missouri, leggere attentamente l’una per assumere compiutamente l’altra. Allo
Zebra Ranch di Jim Dickinson e prodotto da
Cody Dickinson,
Land Of The Free non esita a introdurre e accomulare prospettive armoniche sempre diverse, dall’honky tonk di
Letters From Jail si muovono le schegge atemporali della chitarra di Jeff Chapman, intercambiabili con la deliziosa
Knockdown Dragout Love.
Variabili di un rock dalla tempra sudista simili a frammenti scomposti, sovrapposti, disarticolati, frutto di angolazioni mai fisse e durature di quel combustibile ‘
Powder Mill’ che continua a scorrere nelle vene di
Charles Hammock II.
La carica di
Burke Ridge Road,
Land Of The Free e
Wasted Time innesca una profondità prospettica capace di creare una nuova dimensione al passato del rock, i
Powder Mill quando possono girano in periferia, tra
40 Miles West Of The Cotton e
Hot Mess, con il candido azzardo di un cowboy in
Nothin' At All, trasferendo alla pedal steel di
Sleeve, forza e insieme la semplicità di un cerchio nel grano. Disinvolti e smaliziati fino al finale i
Powder Mill seguono i paesaggi del Sud degli States,
All The Time e la corale bellezza di
Mississippi Showboat, e tra la pedal steel sedimentano un immaginario sempre alla ricerca di un’intensità che si trova là dove meno la si aspetta.