Dirty York e la vecchia scuola del rock, il sestetto australiano resta intrappolato in questo labirinto nostalgico ma a dire il vero, senza mai cercare di fuggire. La fiamma del classic rock anni’70 arde in
Feed The Fiction, aiuta i
Dirty York a sentirsi in perenne movimento, a spingerli come dei lemming, dal bisogno di continuare ad andare verso il passato,
Be Home And Alive e
Speechless nel segno comune di una lotta, di una sottrazione alla routine banale di un’armonia ordinata e tracciata su binari precostituiti.
Luke Teyes e Benny James alle chitarre non si sforzano di dare un ordine alla carica di
Stitches In My Pocket, schizzi di sano rock ‘n’ roll che riempiono
Can't Wait To See Ya, si muovono in un caleidoscopio di forme, si susseguono e mutano di continuo tra la malinconica bellezza di
Free To Find Out,
See Beyond e
Thru The Filtered Light con l’armonica, il piano, tastiere e il banjo a suggerire nuove direzioni a
Dollar Bet Man e
Why I Burn.
Feed th Fiction diventa uno spazio che tende a svuotarsi, inquietante e plumbeo solo tra le vigorose
Keepin' Me Up,
Never Show e
Sweet Sensation, come un fulmine a ciel sereno,
Feed th Fiction non si accartoccia, i
Dirty York scopiazzano sereni la luce di un rock classico che ha bisogno di provare il brivido del tramonto per ricordarsi di sé e non accecarsi.