La strada come luogo della fuga dalla civiltà e dunque dell’apertura su un mondo diverso, il chitarrista
Cruz Contreras la solca nel 2007, in giro con
Robinella and the Ccstringband: il matrimonio (doppio) finisce e la band si scioglie, ma si resta sulla strada, questa volta al comando di un bestione a 18 ruote. Quei viaggi sulle strade del Tennessee riempiono il nuovo progetto
The Black Lillies.
La strada detta la linea melodica in
Runaway Freeway Blues, di come il viaggio trasformi le cose, la psiche e la filosofia di vita, malinconica la leggiadria di
The Fall, sede di ciò che giunge inaspettato per due giovani amanti, uno arriva dal deserto, l’altra dal mare, nel mezzo il classico suono dell’alt. country percorso da brividi e fratture tra il banjo e la steel guitar di Josh Oliver, a rappresentare il labirinto dei sentimenti e della possibile perdita di sé.
Continua la piacevolezza bucolica in
Gold and Roses e la splendida
By the Wayside, con la pedal steel di Tom Pryor in forma smagliante in
Ramblin' Boy, quel tanto da elevare in spessore
All This Living e
Catherine. Le voci di
Trisha Gene Brady e
Cruz Contreras si inseguono, si cercano, si incontrano lungo
Runaway Freeway Blues, un disco sinuoso, persino romantico sebbene trascorra tanto tempo sull’asfalto, guadagna in grazia e finezza (la conclusiva
Glow) quel che perde nella crudeltà e dissolutezza quando descrive la vita nella ballata di
Goodbye Charlie.
Dettagli amari su di una guerra che finisce nei notiziari al ritorno a casa dal Vietnam, ma non abbandona i pensieri di chi continua a combattere il quotidiano tra ‘
whiskey, weed and a gun’. L’amore ha anche colori forti, nella sezione dei fiati di
Baby Doe, nel passo svelto dell’armonica di
Smokestack Lady, felice contaminazione tra blues e country con punte rock deliziose in
Ruby, perché
Runaway Freeway Blues è capace di guardare alla strada con occhio lucido. I
The Black Lillies vengono da lì, e ne hanno molta davanti a loro.