L’appello per finire
Good for You (6.000 dollari) va a buon fine e
Tom Gillam con un nugolo di buoni amici si chiude in una casetta nel Maryland (“
He said -il batterista Matt Muir, n.d.c.-,
his parents had a little place in Maryland right on the river”) lo sfondo attorno al quale affidarsi al rock e lasciarlo vivere di vita propria. Gli anni passano per
Tom Gillam ma l’acutezza delle sue scelte (c’è anche il progetto
US Rails, di spessore l’ultimo arrivato
Heartbreak Superstar) non lasciano spazio ad alcun dubbio, la sua musica è fresca, vitale.
In tempi grami come questi
Good for You opera con efficacia un trattamento del tempo dell'americana con lo spazio del rock. Sceglie di stare ovunque e da nessuna parte a lungo, scivola costantemente su semplici accordi tra
Right Here,
Goodbye Goodtime e
Last Night On Earth, un montaggio efficace arricchito da immagini country ed acustiche nel testo poetico della deliziosa
Come To Morning e la dolce
Talk to Me.
L’armonica e il violino le spostano verso il Texas, al suo vicino di casa, ad Austin,
Lincoln Durham lavora duro alla slide guitar in
Put Me In The Ground lasciando intatta la presenza all’armonica in
Something’s Not Right. Quel che trattiene il resto di
Good for You è l’impressione di un moto lineare tra
Any Day,
A Trin The Rain,
Good for You e di uno spazio largo attorno alle chitarre nella chiusura di
One More Time e
You Better Be Good, come se
Tom Gillam non si fosse discostato dal primo amore, dove il rock giace dimesso, ma buono solo per coloro che da sempre provano ad abitarlo e che vivono all’interno dei suoi orizzonti.