La rock-blues band dei Nativi Americani resta con il solo
Mato Nanji (esordio nel 1990, c’erano fratello e cugino) chitarrista eccelso, ha iniziato ad articolare la rete dei confini lungo i quali muoversi con gli
Indigenous nel periodo florido dell’
Experience Hendrix Tour, ebbene il tutto trova un senso se lo poniamo sotto tutt’altra latitudine, quella di
Vanishing Americans. “I always want to approach each recording project in search of a different sound and voice than I’ve used before”,
Mato Nanji ha prima dato vigore al convincente progetto
3 Skulls And The Truth (con il front man dei Los Lobos,
David Hidalgo e
Luther Dickinson dei North Mississippi All Stars) e poi al sogno americano, proiezione di un desiderio d’evasione dal fiato corto.
Everything You Need va subito al concreto, perché il paesaggio di
Vanishing Americans, ben vero, diventa superficie da calpestare, il blues/rock prende forza da una sintesi di macchia interiore in
Cold Hearted Woman e
Lonely Road (“
Now it’s time to say goodbye / Head out on my own / It’s a lonely road”). Ma le chitarre vanno oltre, una ‘pittura’ che si serve sempre del colore dell’amore, un colore di qualità musicale nell’ibrido del rock, proseguono parallelamente, incrociandosi in
In My Sights e nelle prelibate
Don't Let Them Drive You Away e
Take Me Back, formando degli scarti per una jam alla chitarra di pura bellezza in
Can't Cry No More.
Ritornano i corto circuiti tra blues e rock in
Now That the Sunshine Is Gone,
Always with You e
Don't Be Afraid a rilevare l’ambizione degli
Indigenous, e quando trovano la necessaria felicità espressiva fanno decollare
Vanishing Americans (gli 8 minuti di
Dark Days e
Moon Is Rising) con la bellezza di
I'll Keep Standing nel finale a donare quel senso di benessere che invade tutto
Vanishing Americans. Vitale come l’ultimo sole d’estate prima che sopraggiunga il rigore dell’inverno.