I CAN LICK ANY SONOFABITCH IN THE HOUSE (Mayberry)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  25/07/2013
    

La vita sociale negli Stati Uniti e nel mondo resta lo sfondo, il palcoscenico obbligato, degli I Can Lick Any Sonofabitch In The House (nome dalla biografia del pugile John L. Sullivan) orienta e produce Mayberry, nome fittizio di una delle tante cittadine d’America preso da uno show televisivo, perchè la televisione resta l’unico veicolo per dare una visione chiara del gap tra reale e finzione.
Politica, armi, orgoglio americano e la fede, Mayberry ce le fa intendere raccontando un quotidiano instabile e svuotato pur fra gli usi del benessere, attraverso la voce arrochita e penetrante di Michael Dean Damron fin dalla Title-track (“Daddy always cleaned his guns in front of me / So I shut down my heart and I turned on my TV”) precisando (“There's no mercy in religion”, dice Damron. “And as much as this country professes to be the global superpower, the greatest country on Earth, in reality America has become the bitch of the NRA, our corrupt financial industry, and is governed by a system that was created in a completely different time and culture”).
Canzoni che vanno al nocciolo delle cose ma con una sostanziale differenza dal periodo lucente della band –è passato un decennio- ovvero l’appoggiarsi di continuo all’armonica di David Lipkind, scelta vincente sia nelle solide Liars, Bones, I Give Up (The Puppy Song) e Break All Your Strings che nella sensibilità psicologica e l’intensità emotiva della ballata, When the Sleep Don't Come e la splendida Galaxies Collide, dove la chitarra di Damron sa come pedinare l’armonica senza sporcarla con le parole.
L’immota pulsione del rock continua a prendere i personaggi di Mayberry nello scorrere delle loro esistenze, bloccandoli in se stessi e, al contempo, fuori dalla realtà tra From Bad to Worse, King James, It Don't Get Much Better Than e Dead By Christmas Time con quel sentimento candido di rarefatta essenzialità in My Guitar perché a Michael Dean Damron interessa stare ai margini dell’abisso, ma con i piedi ben piantati per terra. Lucidità e vertigine sono i segni di Mayberry. Nostalgico e selvaggio, come la rabbia di vivere.