“
Life and Death is my most ambitious record. I wanted to show how you can come from a place where JJ Cale and Metallica hang out together. I play the country and I do the hard rock stuff. Life and Death is really where it’s at. And maybe the weather. What else do people talk about?” L’ambizione di
Life and Death segue una precisa progressione melodica, lineare al country quando decide di incamminarsi nel sentiero dell’Amore,
Leroy Powell and the Messengers non possono che sfumarlo nella dolcezza e la sensualità della tradizione anni ’60 nella ballata iniziale di
Satan Put It On My Tab, coagolandolo intorno all’armonia di
I've Got You Where I Want You e
You're Driving Me (Out of My Ever Loving Mind).
Solo alla fine
Life and Death acquisterà una sua consistenza, una sua verità espressiva, per ora i violini e l’orchestra di
It Hurts Too Much To Cry e la pedal steel e il pianoforte di
Send Me Out The Door, mescolano i suoni e la ‘colonna sonora’ di
Life and Death non diventa piatta. Ma sotto questa superficie levigata dalla malinconia agreste, l’angoscia inizia ad assumere la rilevanza strisciante del sintomo nevrotico del rock, cominciano a far irruzione l’armonica e la telecaster, iniziano ad aumentare i giri al country di
Life and Death (deliziosa
Cut Em Loose), lasciando a
Cannonball la funzione di miccia, da detonatore capace di provocare reazioni a catena tra
Leroy Powell e i
Messengers.
Ecco la ruvida
Straight Up, c’è la spontaneità giovanile del rock ‘n’ roll sciamannata, irriflessiva e la maturità esperta e amorale di
Leroy Powell, si gonfiano le chitarre, un’apertura in
Give Me What I'm Needing e
The Agent Of Death, come il foro di una camera oscura attraverso cui transitano fasci di note e onde sonore che riempiono l’aria con tutta la loro pesantezza, poderosa, vigorosa anche in
Weatherman e
Blood In The Sky. La conclusiva
The Searcher resta a far da cornice, a comprimere con la sua metallica, gelida, irritante luce l'energia di
Life and Death.