La vita, l’amore e i compromessi per la felicità nel nuovo viaggio di
Javi Garcia, da una posizione mai completamente fissa (garage rock e radici country texane) consente a
The Great Controversy di situarsi perennemente in un non-luogo specifico da cui poter focalizzare, ovunque sia possibile, ovunque capiti, e gettare gli ormeggi, ora qui, ora là, per restituire materia di riflessione al presente, costruendo alle condizioni del rock la possibile mappa di un’identità collettiva: “
I’ve got a fire in my belly. And coal in my throat. The words that I spit. Would make most writers choke” dice
Javi Garcia, ma non c’è tempo per capirne il senso o il sapore complessivo, la ruvida e coinvolgente
The Sound spinge sulle chitarre, squarciano la storia di una ragazza a cui non piacciono le ramanzine del padre su una vita colma di droghe e di sesso facile.
Parole forti che sfuggono a facili interpretazioni, ad analisi che inevitabilmente la rinchiuderebbero in un orizzonte angusto, non resta mai fermo
Javi Garcia per troppo tempo nello stesso tempo melodico, si concede invece una serie di approdi, i violini nella bellezza di una storia di autodistruzione come
Nightfall, sfuggendo la prassi del troppo insistere o della permanenza, come se accumulando tappe armoniche, attivasse ogni volta un discorso in continuo divenire, privo di logiche territoriali, incline altresì allo sconfinamento, ma restando in Texas con la corposa telecaster di
The Great Controversy, la title-track, in una battaglia tra il bene e il male, concedendosi la prospettiva del Diavolo (e lo farà più volte). Il talento di
Javi Garcia fluttua sul suo mare prescelto, si fa portavoce e contenitore del rock, si fa portare dalle chitarre nelle scorribande di
To Be Free e
30 Years, con risultati ancora brillanti in
Josephine e
Savanna (altra storia cruda, di un padre e una figlia, una violenza e un omicidio come liberazione) riuscendo a trovare un buco nell’ingranaggio in modo da poter regalare loro un tempo fuori dal tempo, una realtà potenziale dove potersi costruire uno spazio nella ballata di
Ft. Worthles e nella ‘waitsiana’
Cut Throat.
Il palpito della sezione dei fiati accompagnano la ricerca del luogo di un delitto, su strade fuori mano la verità viene a galla e le chitarre la riseppeliscono. Domande aggiunte a domande fino alle fine di
Stick to the Facts, a costituire insieme al rock l’intelaiatura di
The Great Controversy. A voi vederci poesia e pensiero, o vuotezza e sentenziosità, tra spiriti senza pace e ombre dannate tormentate dai propri naufragi esistenziali, da dolorosi fallimenti personali. Spiriti che non hanno requie, non possono riposare in pace in
The Great Controversy.