TOM CHACON (Tom Chacon)
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  Recensione del  23/05/2013
    

Senso di frustazione e derive esistenziali, anche se ne inverte la vettorialità, quello di Thom Chacon è uno sguardo realistico che continua ad essere ipnotico. Dopo aver smantellato le strutture e le sovrastutture del pugilato come metafora per la vita (sport nobile, epico e autentico, sport antico, dalle regole semplici e crudeli eppure tanto complesso, tecnico e articolato) attraverso il contributo del cugino, famoso boxeur, Bobby Chacon in Featherweight Fighter, Tom Chacon torna a focalizzare un lucido songwriting attraverso una stile scarno ed un’essenzialità narrativa che si traduce immediatamente in un amplificato surplus emozionale.
L’armonica prende per mano Innocent Man, la triste storia di un uomo in prigione, ingiustamente accusato, sulla strada del patibolo, ma rilasciato perché innocente (“It’s the story of a man named Anthony Graves, who was wrongly convicted of butchering a family in Texas,” spiega Chacon. “He did eighteen years in the penitentiary there and was on death row before he was released. I’m proud of that one and think it’s an important story”).
Allarga il respiro folk nell’americana in Bus Drivin' Blues, si muove con morbidezza sulle orme di Johnny Cash in American Dream (da notare come Folsom Prison è stata una tappa fondamentale per un live album, “That 2004 Folsom Prison gig was a life-changing experienc. I left the prison that day knowing I would make a change in my life.”) inquisitiva e sinuosa come in Juarez, Mexico, altra splendida ballata, sulla Interstate 10 da Los Angeles verso Austin, una fermata e una storia cruda di immigrazione clandestina.
Tom Chacon anche quando si concede la distorsione discreta di ‘grandangoli’ elettrici, lascia il segno, in A Life Beyond Here, Ain't Gonna Take Us Alive e Alcohol, sempre nel segno di un’apertura autoriale che prende le mosse da tematiche urgenti e ‘à la page’ (il capitalismo, l’esercizio del potere, l’annullamento dell’identità individuale). La scrittura segue un iter di elaborazione che fissa precisi passaggi in Chasing The Pain e Big River, appigli utili al richiamo e alla ricognizione memoriale, a quelle atmosfere malinconiche in No More Trouble, o legate all’armonica in Amy e nell’incantevole chiusura di Grant County Side, a costituire uno dei pezzi forti dell’armamentario poetico di Tommy Chacon che trova una ragion d’essere nell’esprimere la vitalità del mondo degli ‘altri’, dei non allineati, dei ‘brutti e cattivi’.