DAVE GLEASON’S WASTED DAYS (Midnight, California)
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  Recensione del  30/06/2004
    

Chi segue il sottoscritto ed è più o meno in linea con i suoi gusti è avvisato. Questo Midnight, California è un disco da non perdere. È puro country rock, genuino e vero, alternativo e tradizionale, romantico e avventuroso, solare e californiano, dal sapore anche texano. Sa di Byrds e Flying Burrito Bros, più che di Eagles, di Waylon Jennings e Willie Nelson più che di George Jones, ma non nega influenze english che appartengono agli Stones o agli Humble Pie. Titolare della prova è un quartetto di Oakland capitanato dal trentaseienne songwriter & guitarist Dave Gleason, di cui fanno parte l'altro songwriter Michael Therleau che suona il basso, il batterista John Kent e il pedal steel guitarist Joe Goldmark, musicisti che abbiamo conosciuto un paio di anni fa nella rubrica delle nuove scoperte in occasione della presentazione del disco del debutto Dave Gleason's Wasted Days.
Disco che aveva attirato l'attenzione di chi scrive anche per il fatto di contenere un motivo inedito di Gram Parsons, il delicato Funky String Quartet, finito nelle mani di un amico di Gleason, proveniente da un nastro che risale probabilmente alle famose sessions del Chateau Mar mont dove nacque Sin City. Midnight Califomia è veramente bello, richiama spazi infiniti, orizzonti aperti, immagini desertiche, confronti col vento, avventure sulle highways, amori senza speranze. È ricco di sonorità aperte, ricercate, fertili, grande è lo spazio affidato alle chitarre, la pedal steel in particolare se ne prende un sacco, ottima è la voce di Dave, superbi gli impasti corali. È un disco vivo, vitale, potrà apparire anche grezzo in qualche circostanza, ma sembra proprio spontaneo, naturale, autentico.
Dodici i brani raccolti che dovrebbero essere tutti originali, alcuni dei quali davvero impressionanti. Mi voglio riferire alla title track, un country spigliato e lucido sorretto da un brillante refrain, che celebra la volontà di sentirsi orgogliosi del luogo dove si vive, in questo caso la Califomia appunto. A listen to the wind, un eccellente ballad dallo scorrere coinvolgente, destinata a diventare un motivo nel quale Dave e i suoi saranno identificati, dove è inserito un finale strumentale superbo, trascinante, e a Downside of life un'altra grande ballata tenera e leggera, aperta in sordina da dobro e chitarre, con la chitarra, con la batteria e il basso che si aggiungono successivamente e il ritornello che si ritrova consistente e determinante, con chiusura lasciata allo spunto di una chitarra acustica.
Ma se questi sono fuori della norma convincono molto anche Puffin' Up the tracks, una eccellente hard core ballad invitante nei suoi passaggi a due voci, che conta su di un delicato assolo di steel guitar, Inspiration, brano jingle jangle, ritmato ed orecchiabile con imperiosi stacchi chitarristici, I'm still crying, un country rock più intenso che mai che rivela qualche sfumatura swing, How am I supposed to... una canzone d'impronta anche pop che piace perché dedicata con sincerità a Maurice Gibb, vocalist del famosissimo gruppo dei Bee Gees, da poco scomparso, dove Dave cerca di rappresentare in qualche modo la loro anima migliore.
E pure non meritano di passare sotto silenzio né Some new Someone, perfetta honky tonk song accorate e appassionante, né The winner, uno strumentale non particolarmente travolgente ma che fa pensare ad un intrigante mix tra sonorità che richiamano Clarence White, Buck Owens, una sountrack western e i Beatles di We can work it out, né Backslide of love un testo più rock degli altri con un'armonica bluesy di appoggio e un ritornello dalla bella armonia.