DALLAS MOORE BAND (Blessed Be The Bad Ones)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  23/05/2013
    

La direzione del country di Dallas Moore espressa nel live di Hank To Thank (2011) sebbene in linea con Nashville, resta duro e puro quanto quello di Blessed Be The Bad Ones è duro e impuro. Corteggiano entrambi il demone tracotante che vive libero nel mito del West, ma il 4° disco della Dallas Moore Band è pieno delle vite lunghe e delle immagini del fuorilegge, del loro tempo non umano, del loro peso variabile, del loro spessore calcolabile solo dalla telecaster, dei confini del country mai chiaramente tracciati.
Con Blessed Be The Bad Ones –la deliziosa title track- Dallas Moore inizia a dispiegare l’appartenenza alla wilderness in opposizione all’ordine morale domestico, slide guitar, armonica, pedal e lap steel insieme ad un lirismo rigoroso, sincero e profondamente vero, solcano le brillanti Somethin' Changed, Crazy Again e Where You Gonna Be When I'm Gone (“There you are… Drunk Again”).
Gli effetti speciali sono ridotti al minimo, il battito interno di Blessed Be The Bad Ones è sempre dettato da un montaggio selvaggio e febbrile (Texas Tornado e Slippin' and Slidin'), Dallas Moore come un’eroe western, giustifica compiutamente un songwriting di banditi e simpatiche canaglie nel modo in cui ricerca una fusione quasi mistica con il paesaggio e la natura –anche texana, sfuggendo alle ‘trappole della civiltà’ (come nella memorabile frase finale di Ombre Rosse) con un’altra paio di splendide ballate elettriche e ruspanti, Condemned Behind The Wall e la conclusiva The Ballad of Sweet Marie, triste e solitario racconto di un ossessione e di un omicidio.
Il gran lavoro all’armonica di Mike Owens continua a spingere all’interno di Dirty Rotten Filthy, Last Man Standin' e Carolina Sunshine, la trama di Dallas Moore si disegna in All of Those Good Times secondo le forme riconoscibili della frontiera, rivisitandone efficacemente colori, profumi e sensazioni. Ne fanno scelte lucide e consapevoli, corrono all’abbraccio con un mondo, quello dei fuorilegge, dove Blessed Be The Bad Ones ama mimetizzarsi.