L’effetto ‘rebound’ tra Tejano, Messico e Texas Country è ancora continuo e indiscutibile quando si parla dei
Tejas Brothers, in
Live a Little More (prodotto/suonato da
Lloyd Maines e con ospiti illustri come
Augie Meyers,
Larry Joe Taylor &
Deryl Dodd) tutto fa brodo per
Dave Perez e
John Garza.
Fisarmonica, violini e steel guitars permettono di guardare al Texas con gli occhi curiosi di chi non si accontenta, lo cantano, orgogliosi, nella spumeggiante
Red, White and Blue, fisarmonica e steel guitars sono come un raggio di sole che si fa strada nel buio, disegnano il volto di
Live a Little More ed esaltano lo sfondo delle deliziose
Swerve,
Don't Be So Mean (cantata dal nuovo chitarrista
Derek Groves) e
You Don't Need No Heart, e qualche goccia arriva a bagnare le ballate strappacuori di
The One and Lonely Me e
Rosa, componendo un disco eterogeneo ma non imbastardito dal blues come nei due precedenti album: “
It was all new stuff and nobody knew it better than we did,” dice Perez. “
Now I think our music has gotten out there and guys like Lloyd Maines have heard us and now we feel confident in turning over the reins to him and let him direct the flow of the album. He’s great.”
Eccolo infatti alla chitarra acustica planare sulla terra texana dove non esistono certezze, solo impressioni di corpi in attesa nella splendida
Yo Soy El Rey, i
Tejas Brothers sanno dove portare
Live a Little More e cosa metterci dentro, sensazioni ed emozioni, la forma della melodia Tex-Mex viene fuori da sola, scorre senza darsi troppe arie tra le chitarre (prima montate al posto giusto in
Down On My Knees,
Live a Little More e
Chasin' Down the Devil e poi smontate e rimontate al posto sbagliato nella dolcezza di
That's Just Crazy) e quando la festa è finita, un
Thank You a tutti e una raccomandazione: bevete senza esagerare.
Bizzarra? Non proprio, dopotutto esiste un fuori, un mondo che la mente non controlla, ed è l’unico che, anche nella sofferenza, valga la pena di essere vissuto.