Non perde certo tempo a cercare il titolo efficace ai suoi dischi,
Michael Padgett scivola, glissa, come per l’esordio, come l’armonica nella brillante
Your Way, su una serie di sentimenti e di situazioni che avvolgono
Michael Padgett in un perenne presente che si evolve con uno stile essenziale, scarna strumentazione elettro-acustico, americana, radici texane, folk e un piede oltre il confine messicano.
Indicativo lo spazio tra
Going Home e la squillante
Possessions,
Michael Padgett lo occupa, lo abita e lo abbandona, non fa altro che riposizionare il modello cantautorale texano in un territorio simbolico, uno spostamento traghettato con maestria in
Memories e
Savannah, a delineare un talento che sembrava smarrito dopo l'esordio del 2006.
Traspare sotto il sottile velo di polvere ‘mariachi’ che ne preserva il fascino in
The Storm o sotto il sottile velo di opacità che copre le notti di
Alone Tonight, un’essenzialità che trova calore e contatto nella chitarre che solcano
How e la conclusiva dolcezza di
Moose Lake. Sintomi di una estrema consapevolezza, di un meccanismo e del suo senso profondo. Un disco equilibrato, dove tutti i pezzi stanno al loro posto, inizia a colpire dopo qualche minuto e diventa sempre più interessante.