JIMMY DUCK HOLMES (All Night Long)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  22/05/2013
    

Jimmy Duck Holmes e il Bentonia Blues, voce, chitarra, l’uso del falsetto e racconti cadenzati da un ritmo lento mentre si descrivono paesaggi deruti dove batte un cuore sulle sponde del delta blues. Note che giungono dal Blue Front Cafè aperto dai genitori nel 1947, lì son cresciuti 10 fratelli, un punto di ritrovo negli anni bui delle legge razziali per i lavoratori di cotone, non c’era la Coca-cola (vietata, solo per i bianchi), ma c’era il blues, tanto Mississippi Blues da Nehemiah 'Skip' James (1902-1969) a Jack Owens (1904-1997).
All Night Long inizia ad inquinare la transitività voluttuosa del blues da Hard Time Killin' Floor Blues, Train Train e I'm Going To Leave You, lo fa lasciandosene assorbire fino al midollo, Jimmy Duck Holmes non cerca particolari soluzioni per portare questo piccolo fiume acustico a foce, sulla linea dell’esordio (2006, Back to Bentonia) senza straripamenti continua a seguire un punto preciso tra la brillante All Night Long e la flemmatica bellezza di Someday Baby, Red Rooster e Blues Ain't Nothing.
Ha a che fare con la memoria e con l’anima, che è fatto di silenzi, di spazi vuoti e sensazioni che Jimmy Duck Holmes riesce a descrivere con le parole, Devil Got My Woman e Don't Get Mad sono come fotogrammi che aspirano a essere quadro in All Night Long, un circolo acustico chiuso anche nel finale (Rock Me, Six Little Puppies e Hurry Hurry) ma che non produce acqua stagna, e se le strade del Mississippi sono malagevoli e sconsigliano il viaggio, in compenso il sottosuolo è un intrico di placide gallerie inquadrate da Jimmy Duck Holmes come se fosse in mare aperto.
Seppur limitate, in All Night Long appaiono sterminate, e sorpresa, ecco la seconda versione di (Rock Me (Take2)), a sancire che a 70 anni, Jimmy Duck Holmes ha pronta una via di fuga da scavare nell’elettrico.