Mike Thomas, sul palco diventa ‘
Arkansas’, un topos a rappresentare la magmatica composizione di una formula che da Little Rock, nel corso di dieci anni, lo ha condotto nella piovosa Seattle, dove con i
the River Bandits ha inciso l’esordio omonimo nella semplice, ma stratificata, materia del rock. Con esperienza si muove su differenti mutazioni melodiche nell'avvio di
Raw Dog,
Carry My Load e
Mama Always Said, le liriche graffiano come la chitarra di Mike Thomas, ma c’è spazio per comportamenti emotivi, di desideri, e di espressioni del dolore e della fatica del quotidiano, per illuminarne gli angoli nascosti si affida ad una sensuale armonica ed inizia a scavare nella deliziosa
Can't Stop, No No.
Come un sole, non è né ovattata né caliginosa, è un sole inesorabilmente diurno e non notturno, scalda e spossa (sposta) il corpo di
Arkansas & the River Bandits, circola liberamente e fa brillare le tastiere in
Everybody.
Ma la base non muta, per Arkansas il montaggio deve essere sempre agile, tagliente, ed ellittico, procede a passo spedito in
Bidness e
Hunted,
Arkansas & the River Bandits convince perché sa recuperare la sintesi di un rock artigianale essenziale e d’immediato impatto,
Destination Unknown e la suadente bellezza di
Summertime, con una densa ballata elettrica nel mezzo,
Just Believe.
Arkansas & the River Bandits è un disco articolato e saldo come le ramificazioni urbane di una cartina geografica.