Finds the Present Tense è una questione di punti di vista. Mentre l’occhio viene affascinato dallo scintillio lugubre della copertina, la musica di
Gurf Morlix si fa veicolo di un immaginario collettivo che giace come substrato culturale e politico nell’animo dell’ascoltatore più influenzabile e sprovveduto.
Finds the Present Tense non è ambiguo, indecifrabile, è pieno di metafore ma non cerca di cambiare le cose, Morlix non spiega molto su come e cosa fare, preferisce lavorare con le emozioni, all’ombra di un impoverimento industriale, l’onta dell’esclusione dalla lotteria dei desideri globali s’impadronisce dello splendido lamento di
My Life's Been Taken che si aggancia al desiderio di
Small Window (“
It's a small window I'm looking through / It ain't much of a view. If I could get that thing open / I just might squeeze through”).
Finds the Present Tense cerca di continuo di misurarsi con i fantasmi del passato e i corpi del presente, come se l’animale uomo in crisi d’identità fosse un puntino colorato in in un mondo dai toni accecanti ma monocromi, un punto interrogativo deambulante su un’infinita pagina bianca, ma sempre in cerca dell’Amore (incantevoli le ballate
Lookin' for You e
Empty Cup, e brillano in special modo
Series of Closin' Doors e
You Walk Away). Davanti a tale inconciliabilità, non sacrifica l’equilibrio e la coerenza delle melodie che poggiano sull’americana, radici texane e folk/blues: “
My songs are often perceived as dark, by a lot of people, but I don’t think they are. I think there’s a message in them, and the message is that life is a short movie, so it should be valued fully”.
Le liriche di
Gurf Morlix mordono in
Present Tense e
Bang Bang Bang, solleticano il ritmo e fermano le lancette dell’orologio, ma non i sogni che si avverano solo nell’eclissi del reale, bruciano come fuoco, come i desideri di
Gasoline e negli 8 minuti di
These Are My Blues.
Finds the Present Tense si impone per l’evidenza di un nucleo ‘poetico-autoriale’ ancora fortemente originale e riconoscibile nelle continue modulazioni che, di disco in disco,
Gurf Morlix continua a proporre senza aggiungere effetti, né calcare le atmosfere. In linea con la tranquilla, intangibile banalità dell’assurdo.