Si riparte dall’esordio del 1999
The Mighty King of Love, titolo utile a reindirizzare il quarto progetto di un
Phil Lee che continua a viaggiare controcorrente, l’amore lo si prende sempre dal verso sbagliato, da vero ‘troubadour’ nella splendida
I Hated to See You Go, dove la melodia e le parole rifiutano la linearità e si lasciano attraversare dalle opposizioni e sovrapposizioni del coro.
Blues, folk, country e radici dell’Americana,
The Fall and Further Decline of the Mighty King of Love ne coglie i frutti, belli succosi in
Blues in Reverse e
Chloe, emblema di un suono genuino,
Phil Lee parte da una ricetta condita con un pizzico di malinconia e chitarre, si accumulano in
Every Time e non si annullano nell’altra brillante ballata di
Cold Ground, francobollate dal calore dell’armonica per lasciarle bruciare nel fuoco dell’amore.
Divampa in
All You Need e continua a far sobbalzare il cuore nell’istantanea country della deliziosa
The Hobo's Girl, a suggerire un passo melodrammatico del viaggio di
The Fall and Further Decline of the Mighty King of Love. Ci sono scorciatoie delle quali poteva fare, forse, a meno,
I Like Everything e
She Don't Let Love Get in the Way, ma solo perché la sua mano è più felice altrove, in
What Your Baby Wants e
Let Your Mind Roll On, con la spassosa coda finale registrata dal vivo,
It Can't Hurt, ad avvalorare un disco che in partenza ha poca speranza commerciale, ma è molto probabile che sentiremo ancora parlare di
Phil Lee. C’è da augurarselo.