MASSIMO BUBOLA (In Alto i Cuori)
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  Recensione del  04/03/2013
    

Un romanzo (Rapsodia delle terre basse) ambientato negli anni cinquanta e il viaggio con la Barnetti Bros Band in New Mexico a cantare di fuorilegge italiani e americani, una parentesi per scombussolare la mente, fermare il tempo ed allontanare il passato. Il cantautore, scrittore e 'poeta' Massimo Bubola ritorna alla realtà, quella del ‘Bel Paese’ ed il ritratto che emerge è molto negativo. In alto i Cuori, ventesimo disco, raccoglie episodi accaduti nell’ultimo anno raccontati col rock, blues, folk, nessuna immagine consolatoria traspare nell’iniziale Hanno Sparato a un Angelo, l’Italia scompare in una zona buia di Roma, nella mancanza di comprensione del dolore e della Pietà, Massimo Bubola torna a inquadrarla quando riemerge dal buio nella schiette Un paese finto e Cantare e portare la croce, ideali, aspettative e progetti oramai Al capolinea dei sogni.
Le dimensioni delle parole si intrecciano all’armonica e alle chitarre lungo uno sviluppo lineare indispensabile a far procedere In Alto i Cuori: “Le canzoni riflettono il navigare sotterraneo del linguaggio nella sua completezza”, dice Bubola. “È qualcosa che spesso esula da una conoscenza esatta delle fonti ispirative, ma che si crea su un terreno che si è reso fertile di parole e si è stratificato su un humus di immagini, di ricordi e di parabole”. S’insunuano più dirette nella splendida Lacrime parallele, non sfiora le emozioni, ma le dilata, smettono di far da semplice contorno ad immagini opache della realtà per inscriversi nel sontuoso intreccio di stimoli sensoriali tra rock e blues di Analogico-digitale (Scritto con Mister 5 Stelle, Beppe Grillo), destinati ad agire in assoluta e organica simultaneità tra le parole del ritornello (‘Dammi una leva, dammi un bastone, dammi una clava, dammi un piccone qualcosa che si possa bruciare, non un calembour!’) sulla percezione di un’ascoltatore troppo spesso abituato a prestare orecchio solo alla comoda contabilità dei leit motiv.
La musica non fa da semplice sottofondo, viene utilizzata da Bubola per dinamicizzare e dare spessore emotivo alle parole (A morte i tiranni e Tasse sui sogni), una musica senza certificato ‘di residenza’, onnivora e spugnosa (Una canzone che mi spacca il cuore e Ridammi indietro) che prende e da qualcosa all’ultimo passaggio chitarristico della Title-track. Paesaggio, colori, forme, sentimenti, segni di Massimo Bubola. Tutto, nel suo tessuto espressivo e narrativo, risalta con una potenza interiore che galvanizza la natura del messaggio di In Alto i Cuori.