Nato e cresciuto a Detroit, trasferitosi in New Mexico alle soglie del nuovo Millennio,
Aaron R. Lacombe ha scavato un solco verso il Texas dove poter inscenare traiettorie tra rock e country, nell’ampiezza di questo solco e nella varietà delle traiettorie melodiche si inserisce
Listen to the Engine.
Sin dalla vibrante
Somehow, l’esordio di Lacombe dimostra una grande vitalità nel suono, classico ma ben amalgamato alle radici del country, un amico come
Jay Boy Adams a far breccia con la chitarra, ma quello che salta alla luce dalle deliziose ballads elettriche di
Listen to the Engine,
Coffee e
When I'm Gone, è la facilità con cui vengono sviluppati i percorsi melodici in
Listen to the Engine.
A dar ragione allo sguardo d’insieme di
Aaron R. Lacombe sulla provincia americana c’è l’armonica e come la scrittura, quando può, entra in profondità lasciando all’ascoltatore la possibilità di perdersi nei contorni di immagini che acquistano densità quando parlano del Texas, certi luoghi restano topici, ben definiti nelle convincenti
When Are We Ever Going to Learn,
Little Things e
Bankerman (con
Jay Boy Adams &
Monte Bayron).
Leggerezza di tocco in
Little Things, luccica l’agreste in
Wonderwhy e al tempo stesso resta ancorato all’astratto percorso di tastiere (
Hesitate) e del violino (
Somewhere Else to Be) ad aprire in
The Dead Are Up and Walking su esterni luminosi e sterminati, senza confini apparenti, a cogliere l’andare verso il nulla sulle strade di Santa Fe. Contemplativo, appassionato,
Listen to the Engine è in grado di toccare l'ascoltatore senza mai lasciarlo indifferente.
Ispira rispetto per questa impressione di fluida semplicità.