Un tempo per i piccoli da crescere (5 anni), un tempo per la musica.
Kelly Willis e il marito
Bruce Robison di nuovo insieme in
Cheater's Game, un disco di corpi e soprattutto sentimenti che trattiene il respiro mentre ne esplora il fondo, alla ricerca di un luogo dove adagiarsi.
Un atmosfera calda e intima quella di
Cheater's Game –la title track- la prima delle 7 nuove canzoni scritte da
Bruce Robison, il resto sono cover,
Bruce Robison &
Kelly Willis attraversano quegli anni con un ritmo che ondeggia continuamente tra vertigini al violino e alla telecaster (
Border Radio di Dave Alvin,
9,999,999 Tears di Razzy Bailey e
Born To Roll di Lawrence Shoberg) e dall’altra lunghe pause riempite da un sound tutto texano che tocca spesso note di profonda malinconia affidata alla lap steel, armonica, violino e mandolino nelle lussuose versioni di
We're All the Way di Don Williams,
No Kinda Dancer di Robert Earl Keen e
Long Way Home di Hayes Carll.
La scena di
Cheater's Game si illumina e le mezze luci trionfano quando si vaga per le strade battute da
Bruce Robison, quelle che portano a luoghi speciali del cuore, splendida
Leavin’, una forma di nostalgia entra in
Waterfall, si affida alla pedal steel in
Dreamin e
Ordinary Fool, entra nel banjo di
Lifeline per affermarla e contraddirla al tempo brillante delle radici texane (e sia accoda
But I Do).
Ci sono dischi che richiedono uno sforzo per essere apprezzati, e altri riusciti così bene che si è spinti a cercare qualche buon motivo per esprimere dubbi. Dopo aver ascoltato più volte
Cheater's Game non riesco a trovarne nessuno.