DEPARTED (Adventus)
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  Recensione del  07/02/2013


    

Un contrapporsi di luci, un incrociarsi di linee melodiche e traiettorie irrequiete spingono il rock nello spazio di Adventus sottoposto alla forza centripeta delle chitarre ma occupato dall’inquietante sospensione di una dimensione morale imprigionata al centro della macchina fotografica di Carl Dunn a Fort Worth. Nella foto di quel poliziotto che evoca miti militari (ma non riguarda stoicismo e potere ‘Germanico’), di un Americano che usa le pallottole nelle orecchie per attutire il suono ‘too loud’ al concerto dei Led Zeppelin.
Foto lasciata nel cassetto del manager Petter Grant -che l’ha fortemente voluta-, diventata la copertina del nuovo disco dei The Departed, utile a descrivere il senso di un’evoluzione sonora schiacciata intorno al mondo globale del rock attraverso la voce, i testi e l’approccio del vocalist e chitarrista Seth James. Un bel passo in avanti dal ‘sound dei Ragweed’ (e il primo segnale è la scomparsa del nome di Cody Canada dalla copertina). Brusche le sterzate in Adventus, improvvise ed urticanti tra Worth The Fight, Flagpole e Burden, capaci di legare momenti emotivi quasi opposti con un folgorante acume ritmico (l’armonica a rendere così seducente Hobo e Cold Hard Fact, l’acustico per 250,000 Things).
Melodie flessibili come una canna che non si spezza, ma seguono il vento che soffia dalla parte degli ‘attori’ di Adventus, le tastiere di Steve Littleton a rendere deliziose Prayer for the Lonely, Hard to Find e Blackhorse Mary, le corpose percussioni di Chris Doege e non ultimo il basso di James Plato, e come spiega Cody Canada: “For this album, we were ready to roll. When we started practicing there was the feeling that we are honored to be doing this together. There are some really intricate songs …It’s a new band playing new songs so we’ve got to learn everything, get our game together and practice. It’s a whole lot of fun. I can’t sleep at night. It keeps me awake, not from worry but from excitement. We’re just ready to tear it up.”
Corrente sonora che abolisce gli steccati a favore della Musica, che vuol dire bella Musica al di là delle etichette, libera, senza schemi, come cani randagi sguinzagliati nei vicoli di Adventus, senza il carico di sinteticità che in passato Canada usava per sconfiggere l’esperienza usando le armi dell’entusiasmo, Set it Free e Demons rappresentano nuove irresistibili tentazioni, Adventus dilaga nel rock senza perimetro (come fuoco nella strumentale Mark It Wrong) e nell’alienante rigidità imposta dalla struttura sociale trova spazio per auspicare un futuro migliore (dove i problemi si possano guardare in faccia) con la spiritualità che sale radiosa in Better Get Right e nella splendida ballata finale di Sweet Lord. La voce di Seth James la spinge in alto, lì dove non arriva il Cattolicesimo, al di sopra delle belle cupole, delle statue barocche e dei scampanìi domenicali.