Un contrapporsi di luci, un incrociarsi di linee melodiche e traiettorie irrequiete spingono il rock nello spazio di
Adventus sottoposto alla forza centripeta delle chitarre ma occupato dall’inquietante sospensione di una dimensione morale imprigionata al centro della macchina fotografica di
Carl Dunn a Fort Worth. Nella foto di quel poliziotto che evoca miti militari (ma non riguarda stoicismo e potere ‘Germanico’), di un Americano che usa le pallottole nelle orecchie per attutire il suono ‘
too loud’ al concerto dei
Led Zeppelin.
Foto lasciata nel cassetto del manager Petter Grant -che l’ha fortemente voluta-, diventata la copertina del nuovo disco dei
The Departed, utile a descrivere il senso di un’evoluzione sonora schiacciata intorno al mondo globale del rock attraverso la voce, i testi e l’approccio del vocalist e chitarrista
Seth James. Un bel passo in avanti dal ‘
sound dei Ragweed’ (e il primo segnale è la scomparsa del nome di
Cody Canada dalla copertina). Brusche le sterzate in
Adventus, improvvise ed urticanti tra
Worth The Fight,
Flagpole e
Burden, capaci di legare momenti emotivi quasi opposti con un folgorante acume ritmico (l’armonica a rendere così seducente
Hobo e
Cold Hard Fact, l’acustico per
250,000 Things).
Melodie flessibili come una canna che non si spezza, ma seguono il vento che soffia dalla parte degli ‘attori’ di
Adventus, le tastiere di
Steve Littleton a rendere deliziose
Prayer for the Lonely,
Hard to Find e
Blackhorse Mary, le corpose percussioni di
Chris Doege e non ultimo il basso di
James Plato, e come spiega
Cody Canada: “
For this album, we were ready to roll. When we started practicing there was the feeling that we are honored to be doing this together. There are some really intricate songs …It’s a new band playing new songs so we’ve got to learn everything, get our game together and practice. It’s a whole lot of fun. I can’t sleep at night. It keeps me awake, not from worry but from excitement. We’re just ready to tear it up.”
Corrente sonora che abolisce gli steccati a favore della Musica, che vuol dire bella Musica al di là delle etichette, libera, senza schemi, come cani randagi sguinzagliati nei vicoli di
Adventus, senza il carico di sinteticità che in passato Canada usava per sconfiggere l’esperienza usando le armi dell’entusiasmo,
Set it Free e
Demons rappresentano nuove irresistibili tentazioni,
Adventus dilaga nel rock senza perimetro (come fuoco nella strumentale
Mark It Wrong) e nell’alienante rigidità imposta dalla struttura sociale trova spazio per auspicare un futuro migliore (dove i problemi si possano guardare in faccia) con la spiritualità che sale radiosa in
Better Get Right e nella splendida ballata finale di
Sweet Lord. La voce di
Seth James la spinge in alto, lì dove non arriva il
Cattolicesimo, al di sopra delle belle cupole, delle statue barocche e dei scampanìi domenicali.