KRIS KRISTOFFERSON (Feeling Mortal)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  07/02/2013
    

16esimo disco, 76 anni, si invecchia: “I was doing songs that made sense to me at this end of the line,” dice Kristofferson. “I’m definitely feeling mortal, and just about all of them have an autobiographical element. It’s that end of the race and you can’t help but think about it. But I’ve got so many things to be grateful for. This is the best part of my life.” Feeling Mortal le trattiene magicamente alla propria mercé, in una dimensione folk & radici dove il tempo è bloccato ma scorre, languido tra la Title-track e la storia della 94enne Mama Stewart che vive speranzosa tra medicine e preghiera.
Kris Kristofferson mescola le carte in tavola con maestria, stempera da rodato cantastorie storie di morte con la vita, gioca coi silenzi, si fida del potere dell’acustico (grande lavoro alla pedal steel di Greg Leisz) e ci dona un altro disco intenso sulla linea di This Old Road (2006) e Closer to the Bone (2009) ma come aveva accennato con la raccolta di demos del 2010, Please Don’t Tell Me How the Story Ends, lo spazio anti-materialista ‘dylaniano’, la luce dell’armonica lungo la strada di You Don’t Tell Me What To Do, è pronto a diradarsi con la parte viscerale di Hank Williams, nel country frizzante in Bread for the Body, affogato dalla steel in Stairway to the Bottom.
Il racconto in terza persona continua nella splendida Just Suppose, sempre deliziose le fenditure texane alla chitarra di Greg Leisz, luce calda anche dal violino di Sara Watkins in Castaway e affianca Kris Kristofferson nelle aperture sentimentali finali di My Heart Was the Last One to Know e in quella perla di The One You Chose. Racconta l’amore che si accende per poi spegnersi come un fuoco fatuo, ma non ne vuol sapere Mr. Elliott, doveroso e splendido tributo, quello a Ramblin’ Jack. Alla sfacciata voglia di notti insonni e scanzonati quotidiani lungo le strade texane, sempre interessanti da percorrere, poiché mostrano in che modo la memoria è capace di riscrivere una propria versione della vita, e di propugnarla come vera, unica e incontrovertibile.