I caratteri della composizione musicale dei
The Floorboards sembrano scritte a mano, come di getto, sul pentagramma delle
Blue Ridge Mountains, prevalgono nettamente su qualsiasi istanza illustrativa della Virginia, un compatto e florido ‘
Appalachian Roots Rock’ fatto di vibrazioni elettriche, mandolino, whiskey, tabacco e donne. Matt Browning (voce e chitarra) non trova nessuna formula speciale, ma
The Floorboards è pur sempre qualcosa che non si ascolta tutti i giorni nelle radio per le grandi masse, con i 6 minuti di
Devil's Cadillac inizia a sciorinare la sua visualità pastorale tra una brillante
Woman Named Whiskey (sogno o destino, sospinto dal pregevole lavoro di Patrick Turner) verso un cielo accogliente, quello di una densa ballatona,
Pistol and a Bottle, il violino è come una polpa attaccata al nocciolo del country, si restringono gli spazi di vita e si sprofonda in una liquida tristezza, ma senza offuscare
The Floorboards.
Torna a sfavillare nella bellezza di
Tobacco,
Cecelia e
Muscadine Wine, la precisione ‘cronometrica’ delle più scatenate pagine d’azione della steel guitar evitano la secchezza melodica, il mescolamento con il mandolino continua, si incrociano e si lasciano in più punti, creando una fruttuosa rete sonora che si dipana nodo per nodo nel finale, tra amare considerazioni sullo svanire del passato e sull’apparire dei cambiamenti (splendida
Pining and Reeling e
Rhododendron Ridge). Ci si barcamena tra
Wine and Wheels… passioni che si specchiano in quelle che nutrono e bruciano l’esordio dei
The Floorboards.