Belga, nato in un piccolo villaggio nei pressi di Bruges, una grande passione per la chitarra che diventa l’orologio biologico di una giovinezza che si rifiuta di conformarsi alla banalità dell'essere un diciassettenne. C’è il blues e la prima band, un intenso rodaggio tra casa e la vicina Germania per 6 anni dove nasce ‘
Lightnin’ Guy’ per le intense performances sul palco (“
In a world of plastic & virtuality, people want real things”) e conquista una casa discografica importante come la
Dixie Frog Record (dimora –tra i tanti- di
Sonny Landreth &
Eric Bibb).
Energico
blues guitarist che non disdegna intensi passaggi nello Swamp e nel suono del Delta, tra Louisiana e Mississippi si scoprono le luci dell’elettro-acustico e si accendono per
Blood for Kali, morbido ma senza contorni fissi. Divampa il calore dell’armonica nella
Title-track e lascia spazio a pedal steel e alla dolcezza della slide guitar tra
99% e le deliziose
Hangover Man,
Bring it on Home e
Runnin Back to You. Sono la chiave per affascinanti labirinti sotterranei senza tagliare i ponti col passato, ma
Blood for Kali è come un’isola, splendido l’intro strumentale di
Enracine Dans Le Vent che apre alla torbida
Voodoo Child.
Lightnin’ Guy si ritaglia interventi di sommessa ma raffinata malinconia tra
Yser,
Consolin Blues,
Against the Grain e
Don't You Cry. È il paesaggio di
Blood for Kali dove il cielo è nero di nuvole basse, ombre si acquattano negli angoli bui di una fulgente
Reckonin Blues ma portano a galla vibrazioni profonde in
Against the Grain che ora si increspano nell’armonica o si lacerano nella conclusiva
Boogie Train.
Blood for Kali, un bianco collo in cui
Lightnin’ Guy affonda i canini del Delta Blues, ideale per vampirizzare l’ottimismo e il moralismo di facciata del quotidiano.