KEVIN DEAL (There Goes The Neighborhood )
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  Recensione del  19/12/2012


    

Come un romanzo western di Cormac McCarthy, con la stessa distaccata precisione, minuziosa, molto visiva, con cui si descrive un tramonto, il cammino di un uomo, un deserto, Kevin Deal racconta in note la periferia del Texas, tra vento e polvere c’è dentro l’impalpabile, fatto d’aria, terra e musica. Mandolino, banjo, lap steel e chitarre elettriche passano di brano in brano, cercando e proiettando il senso delle proprie melodie come quella di una onesta disposizione esistenziale e sociale, attraverso la ‘fede nel Signore’ di individui divenuti parte integrante e attiva di un rituale sociale e di coloro che ne costituiscono la componente passiva.
There Goes the Neighborhood è un disco indispensabile per (ri)fare i conti con un songwriter benedetto da un sesto senso per il puro sound legato alle radici elettro-acustiche texane, folk-bluegrass, corposo rock, c’è sempre la mano di Lloyd Maines a provvedere sia in studio che nell’accompagnamento alla chitarra, da quel folgorante debutto 1998, Lovin’ Shootin’ Cryin’ & Dyin’ al successivo Honky Tonks’n’churches, Kiss On The Breeze, The Lawless, al live, Raw Deal.
Le liriche possiedono poi quel dono di lasciar coincidere i propri significati con quelli designati dall’armonia del ritmo, “There is a path of evil / There is a path that’s good / Hey which one will you be on / When it’s there goes the neighborhood?” canta nella Title-track, mentre un pimpante banjo e la lap steel solcano identici divieti, piccoli svaghi, moderate perversioni che si contrappongono alle composte virtù morali in ogni strato sociale, lasciate fluire tra le domande e la dolce pedal steel di Cosmic Accident. Una società civile clonata e ricostruita sullo schema di un palinsesto televisivo, tutta presa dal bisogno di possesso, dalla necessità sociale di avere tutto ciò che l’industria e la pubblicità propongono viene lambita dall’armonica che spinge i vortici sinistri della lap steel nella splendida I Need Revival, il gospel alza la voce del Cristo (ma anche quelle delle percussioni) nella nerboruta Big Prayer, servono a trasmettere che c’è bisogno di amore, affetto, conoscenza, di un classico come Amazing Grace, tirata a lucido da Kevin Deal.
Un lavoro ai testi rimarcato dalla calda strumentazione acustica che assume le pronunce multiple del puro cantautorato texano in Gideon, nella brillante ballata di Finish Well, all’armonica che fa decollare la melodia delle limpide ed eleganti When Your Name Is Called e A Long Time Ago, a quella perla di confine di King Jesus che vive tutta la sua avventura nel tempo compresso di un paio di onirici minuti, senza smarrire la continuità di There Goes the Neighborhood che Kevin Deal ritraduce in due splendide tracce nel finale, i 6 minuti di Just Another Poet e i 7 di This Old Cross Around My Neck. Il concentrato di There Goes the Neighborhood te lo ritrovi lì, come una bella carta dorata, ben infiocchettato e senza una piega fuori posto. Ma è come uscire di casa, vedere la bellezza mostruosa di una terra desolata, coglierne il segreto e rimanerne folgorati.