C’è tanto classic rock, vivo, sgargiante, laccato, nell’esordio del trio dei
Last Train Out, insieme dal 2011, da una speciale jam sessions condita a Rolling Stones, Allman Brothers e ZZ Top. Il periodo è tra la fine degli anni’60 e primi anni ’70, sono anni di stratificazione, di appartenenze diverse al rock, il chitarrista Bob Bachta e il singer / songwriter Lou Kaplan ci giocano e provano a spiare da vicino una messinscena particolarmente felice.
Il modo scelto dai
Last Train Out è quello di lasciar ‘cantare’ le chitarre,
Heart of an Outlaw,
Red Eye Sauce e
You're No Good for Me le assecondano a meraviglia,
Reachin' for the Sky,
Love Me in the Morning e
I Don't Want to Leave You tengono lontano il facile sentimentalismo allo stesso modo di una quotidianità stanca e asfittica. Soffiano in
Last Train Out temi di libertà, ‘ribellione’ sociale dell’individuo, fuga dalle responsabilità (nascosta nella deliziosa
Too Complicated), o semplicemente
Last Train Out è il modo più facile, senza parole superflue, di gettare uno sguardo su una tesi importante: il ‘classic rock’ è l’unica salvezza per un pianeta oramai travolto dalla ‘consuetudine commerciale’ (concetto dolce solleticato dalla jam di
Sweet Addiction).
Insomma sanno come fare a dirlo, risplende in
Standin' in Your Shadow e
Burn One Down, quindi attenzione, il treno di
Last Train Out lo si vede arrivare (deliziosa la chiusura della
Title-track) pieno di musica, origini lontane e antenati illustri. L' angolazione scelta dai
Last Train Out, se vi piace, il consiglio è di salire a bordo.