The 1969s, ma nessuna dispersione temporale, arrivano da Dallas, masticano blues e guardano al Mississippi. Armonica e chitarra, questi due credi concettuali sono la stella polare di
I Am The Road, sporcano l’esordio dall’iniziale
Where the Stars Are Alone e poi tirano dritti.
Sarà questione di ‘luce’, quella cupa del Sud che solca
You Lookin' So Good I Had to Buy a
Suit e soprattutto della brillante
I Been Thinkin', così netta, abbagliante, pervasiva.
Non ammettono ombre i
The 1969s se non sotto i porticati melodici del blues, a ridosso di
I Got a Hankerin' e
And I Will si capisce che le materie prime sono poche, ma per
I Am The Road contano come vengono cucinate:
Down On Me e
Calamity Jane hanno tutti gli ingredienti per un coinvolgimento pieno, innervate con transiti immediati tra delta blues e rock, i
The 1969s rischiano di inciampare in
I Been Cut With a Buttaknife,
I'm Gonna Build Me a
Robot to Do My Dirty Work e
Jabber ma soltanto per eccesso.
Peccato non sia mancata la corrente, qualche isola acustica giocata sulla steel guitar avrebbe evitato qualche doppiaggio melodico in
I Am The Road (qualche accenno solo nella chiusura di
Let's Ride) o spingendo più sul rock, come in
Fade Away e
Touch That Dirt.
Ma sono dei semplici dettagli, innocui, che non lasciano intuire tutto quello che sta ‘scritto’ nel resto di
I Am The Road. Pronto da ‘sfogliare’ (d’altronde con quella copertina. Bella, ma davvero bella…)