UNCLE LUCIUS (And You Are Me)
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  Recensione del  04/11/2012
    

Le percussioni, la chitarra di Kevin Galloway, riavviano il motore degli Uncle Lucius rimasto fermo per troppo tempo, con la muscolare Set Ourselves Free preferiscono andare subito e –completamente- fuori di giri, estremamente surriscaldata anche l’analisi (nascita, vita, morte, in un ciclo continuo), ma quello che conta sono i dettagli, gli accostamenti ad un progetto ambizioso dopo il positivo Pick Your Head Up (2009).
Da lì ripartono gli Uncle Lucius, riescono a cogliere la valenza attuale del rock, delle radici dell’americana e le mischiano al tepore del R&B a riplasmare la carica iniziale di And You Are Me, diventa eversiva, prende varie direzioni e rappresenta le varie personalità della band di Austin: "It's a little more distinctive, trying to home in on our sound as opposed to just paying homage to influences," spiega il bassista Hal Vorpahl. "It takes a lot more to fit five people's opinions and views into one song, as opposed to just working out the rhythm".
I cambi all’assetto della band non sono una novità, come quella di scrivere tutti insieme le canzoni, And You Are Me prende aria, quella del rock non è più claustrofobica, più che svilupparsi orizzontalmente in Pocket Full of Misery tenta la via verticale, quella dell’approfondimento miscelando egregiamente il suono avvolgente dei fiati con il tappeto elettrico delle chitarre.
Con la ballata di Rosalia i colori e le tonalità sono lievi, si gioca sul tema dell’amicizia al femminile, ma non ci sono vuoti, incertezze, anche se lo stile è privo di picchi, il pianoforte fa la sua comparsa, c’è una maggiore esigenza di ‘riflessione’ melodica nella voce di Kevin Galloway (la forza della brillante ballata di Keep The Wolves Away).
Ma a ‘futura memoria’, il rock è ancora vivo e sentito, nel finale di Willing Wasted Time, in Somewhere Else, All We've Got Is Now, e si tratta della seconda faccia della stessa medaglia, solo che quando vedi l’una non volti le spalle all’altra (la parentesi del tastierista Jon Grossman in New Drug) con gli ultimi 3 brani, a riepilogare l’essenza di And You Are Me: sospesa nella sintesi poetica di Just Keep Walking prima di essere abitata nel finale dal rock, divampa in There Is No End, rigido come un lungo inverno, fino a sciogliersi, fulminata da un improvvisa estate d’amore nella splendida ballata di I Am You.