T-BAGGIN' BANDITS (A Fistful of Whiskey)
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  Recensione del  04/11/2012
    

L’outlaw band dei T-Baggin' Bandits resta lontana dalla crudeltà dell’età adulta -quella capace di inchiodare l’ipertrofica componente infantile a ingrate responsabilità e scocciature varie (il loro epitaffio è 'Influences: Drugs and Alcohol') - continuano a masticare un country bizzoso, impertinente e ruspante in A FistFul of Whiskey (particolarmente espressivo in Bullshit, ben amalgamato alle chitarre in Sweet as Roses e Barn Burner) anche lentamente, in vista del ‘palloncino’ da gonfiare per l’imminente deflagrazione nel cambio di marcia di Dancing in The Rain. I T-Baggin' Bandits sbriciolano le melodie country, i suoi addentellati fraseggi nella deliziosa Moonshine, ma almeno si evita un lungo (anche solo 30 minuti possono essere interminabili) sbadiglio.
Ma non si cada in equivoco, con la sfavillante How The West Was Won prima ci si abbandona ai silenzi del viaggio e alle pulsioni del Far West, nel dolce intro acustico che serve per addentrarsi nella prospettiva chiarificatrice della frontiera (vale anche per 8 Second), per poi allontanarsi nella forza fascinosa della slide guitar, dove si cela il fascino di A FistFul of Whiskey che inevitabilmente finisce per nascondersi nel borbottante (ma intrigante) duopolio alcolico/religioso di Drinking and Driving Music, Only Hell My Mama Ever Raised e Liquor for The Lord.
Tesi dei T-Baggin' Bandits dove la ‘moralità’ diventa un ospite ingombrante (d’altronde se Aristotele andava a nozze con la bottiglia, Platone con mezzo cratere di whiskey al giorno e Hobbes stravedeva per un bicchierino), il concetto ‘Bevo, dunque sono’ vale anche per A FistFul of Whiskey.