IAN HUNTER & THE RANT BAND (When I'm President )
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  04/11/2012
    

Dopo 20 dischi Ian Hunter ha ancora qualcosa da dire, le cuciture rock n’ roll base anni ’70 sono sempre visibili, è ancora affamato, qualche sterzata più brusca del necessario a limare i punti morti ereditati da Man Overboard del 2009, e When I’m President entra in circolo con il piano da bar room e gli spifferi caldi che si porta con sé da Memphis, Comfortable. Fatally Flawed restituisce le sembianze del rock e colma il buio che sottointende When I’m President -la Title-track-, il punto di vista sulla storia americana e la politica continuano a giocare un ruolo importante per Ian Hunter, meno cattivo solo perché non c’è più il ‘vaccaro’ Bush a sovraintendere le macchinazioni della Casa Bianca (“The last two albums were pretty political, just because I thought the Bush years were horrible, and thankfully that's passed”, spiega Hunter.
But I don't go looking for songs; I have to wait for them to come to me. I had a spurt there in the summer of 2011, and that grew into this album. Songwriting's always been a mystery to me in that way. Now and again you're nearer the sun, and you have to be ready to capture it.") Tra What For e I Don't Know What You Want libera una intrigante massa corpuscolare elettrica, nomadica, che si affianca ad un songwriting sempre posseduto dal virus della destabilizzazione e invade ‘parassitariamente’ l’abbagliante Black Tears e la brillante Saint.
Il mondo del rock esige corpi giovani ma su di un settantenne come Ian Hunter poggia l’architrave di molte di quelle rock band, splendida la contaminazione rootsy di Just The Way You Look Tonight, quelle atmosfere sognatrici di Ta Shunka Witco, una Wild Bunch (e torna in mente il film capolavoro di Sam Peckinpah) che contribuisce a calarle nella storia dei Nativi d’America, nella selvaggia civilizzazione che ha masticato anche ‘Crazy Horse’. Per quanto gli Stati Uniti controllino, manipolino, intervengano, il mondo pullula di contraddizioni, Ian Hunter ne lima alcune, le incalana e le riposiziona nella sublime Life, a far sì che una parvenza di equilibrio possa essere garantita sul globo. Quello che dovrebbe fare un ‘Presidente’, non credete?