Mystic Pinballnon lascia posto alla definizione di coordinate,
John Hiatt & The Combo pensano ad un disco che fugge libero tra rock & ballate, la chitarra di
Doug Lancio funge da poetica della realtà -allo stesso modo del demone del linguaggio- nelle traiettorie della brillante
We're Alright Now, e trova subito lo spazio di praticarle in
Bite Marks.
Mystic Pinball insomma garantisce la cittadinanza al rock e
John Hiatt è bravo a disperderlo tra
It All Comes Back Someday e
My Business, nel senso che dilaga senza un perimetro in un viaggio esplorativo non circoscritto da alcun confine che non sia, ad esempio in
Wood Chipper, un brillante mix di humor nero in un brano splendido, sotterraneo, ma abbagliante di luce, punto di incontro tra la bellezza torbida della chitarra e la purezza imprendibile della marginalità di una ‘murder story’.
Mystic Pinball ha sempre scoperto l’universo delle relazioni interpersonali, da spazio alle flagranze romantiche e piene di rimorso che infrangono la barriera elettrica in
You're All the Reason I Need e
Just Don't Know What to Say, pronte a galleggiare in spazi intimi in
No Wicked Grin e
I Know How to Lose You per aderire alla membrana di un occhio pronto a sospendersi nel profondo dell’introspezione nella splendida chiusura di
Blues Can't Even Find Me.
John Hiatt ha assimilato da tempo la retorica dell’attrito fra bene e male, non ha nulla da dimostrare, e continua ad infilare nel finale buona dose di ironia e ‘filosofia a stelle e strisce’, la tinge di blues in
One of Them Damn Days ed indovina con la pedal steel il passo di
Give It Up, talvolta rovesciate o distorte dal rock, ma trovano sempre una loro consistenza in
Mystic Pinball.