Learn & Burn del 2010 li ha aiutati ad evitare accuratamente qualsiasi incursione al di fuori di quella zona ‘media-commerciale’ dove molti credono sia di casa il ‘rock’, lo JUNO Awards (il grammy canadese), l’insolito ‘concorso’ per la prima pagina del
Rolling Stones (vinto con 1,5 milioni di voti) hanno garantito ai
The Sheepdogs un nuovo contratto discografico (la Atlantic) e due settimane negli studi di Nashville in compagnia del produttore Patrick Carney (The Black Keys) a rimescolare materiale vecchio e nuovo.
The Sheepdogs riesce ad intrappolare interessanti porzioni di spazio del rock perché varia continuamente e senza spingere a considerevoli velocità (“
I think different albums have processes and this was a different experience for us, but that’s part of what makes it interesting,” dice il vocalist Ewan Currie. “
We wanted to just go with the flow and make the album that represented where we are now”) esistono luoghi fissi, classici, ma vengono visitati fugacemente in
Laid Back e
Feeling Good, tastiere, chitarre e piano in sordina creano paesaggi malinconici nella brillante
Alright OK, indefiniti e sovrastati dalle voci in
How Late, How Long e da uno scontornato narrare d’amore in
Never Gonna Get My Love e
Is Your Dream Worth Dying for? Non mancano certo le sfumature nell’intro di
Ewan's Blues, ma
The Sheepdogs conferma uno sguardo nuovo sul rock psicadelico anni ’70, uno sguardo che nell’epoca della globalità di suoni si allontana velocemente da melodie scontate,
The Way It Is o il gioco alla steel in
Sharp Sounds, amano tanto le atmosfere artefatte in
Javelina!,
I Need Help e
In My Mind che un momento si resta al di qua di quella rete di suoni, e un altro momento la messa in scena del rock ci prende per mano e ci dà il diritto di scavalcare quella rete nel finale (
While We're Young e
It Ain't Easy to Go).
Le rivisitazioni acustiche di
Alright OK,
The Way It Is e la sempre splendida
Whocoustic, fungono semplicemente da raccordo, ma senza minare lo sguardo sul rock dei
The Sheepdogs.