CHELLE ROSE (Ghost of Browder Holler)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  13/09/2012
    

Non lasciatevi distrarre da quel bel paio di gambe, pensate all’albero, è piantato tra il Texas e il Mississippi. Ray Wylie Hubbard viaggiatore esperto d’un mare musicale tumultuoso, l’ha condotta dall’East Tennessee –è nata a Browder Holler, in quel ricchissimo paesaggio musicale, denso di sfumature bluesy, a scrivere e registrare Ghost of Browder Holler e quel che ne è uscito fuori è un disco tutto immerso dentro quello spazio, dove tensioni e solitudini, deambulazioni e squarci di tragedia come nell’iniziale Browder Holler Boy (la storia vera di un primo amore, Timothy Andrew Helton, morto giovanissimo in un incidente di canoa) si plasmano allo spirito denso del Mississippi, e il suono si dilata nella durata avvolgendo la seguente Caney Fork Tennessee.
Splendido avvio per Chelle Rose, la ragazza nata tra le ‘Smoky Mountains’ “I grew up there among the people I still know and love. I’ve always felt connected and consoled by the mountains and my people there, so writing about them comes very natural to me. There are many settings and characters rich for the mining” continua a scrivere del rurale paesaggio del Tennessee ma con Townes Van Zandt nel cuore “He was at the top of my dream list of songwriters to hear live. I was devastated to hear of his passing in January 1997. I did however sit on a back church pew at his service, sad with regret that I would never get to hang with him. He played a huge part in my journey to become a songwriter.”
Lungo le strade polverose del Lonestar State impara a giocare con le linee prospettiche del rock, dal basso, obliquamente, allunga quello che lei definisce “Appalachian Rock n Roll”, brillante la versione elettrica di I Need You (Julie Miller), e gli spigoli di Ray Wylie Hubbard fanno il resto (suona, produce e canta insieme a Ian McLagan all’organo, con Brad Rice alla chitarra e il mandolino – sontuoso il lavoro nella splendida Weepin' Willow On the Hill).
Le atmosfere spirituali di Rattlesnake in the Road, Rufus Morgan e Leona Barnett si appesantiscono dall’incombere di oscure predistinazioni, il ritmo sinistro della slide guitar avvolge Alimony, luci radenti in una bivalenza morale e umorale (le dolci ballads folk-roots di If I Could, Damsel e la conclusiva Wild Violets Pretty). Tempi lunghi, persi nei sempre indefiniti paesaggi rurali del Tennessee di Shady Grove Gonna Blow percorrendo nuove strade, rischiando, ma il tutto con uno spirito ‘selvaggio’ capace di raccontare corpi e luoghi ‘imperfetti’ ma di vera, sentita necessità.